Se le emozioni sono utili, perché allora a volte ci mettono in difficoltà? Per rispondere a questa domanda è necessario spostare l’attenzione dall’emozione stessa a quello che succede in noi subito dopo: che reazione abbiamo di fronte a questa emozione? Cosa pensiamo di noi stessi per aver avuto quella emozione? Come ci comportiamo una volta che la nostra parte emotiva entra in azione?
Ecco un esempio che potrebbe essere accaduto anche a te:
“Luca sta andando ad un appuntamento importante con un cliente, sta guidando nel traffico ed è molto concentrato su come vorrebbe affrontare l’incontro: vuole essere all’altezza, fare un’ottima impressione, essere il più persuasivo ed efficace possibile! Si sta preparando una scaletta da tenere a mente quando…….FRENA BRUSCAMENTE!
Un bambino ha attraversato all’improvviso la strada! Luca riesce a fermare la macchina a pochi centimetri da lui! I livelli di cortisolo e adrenalina (gli ormoni che provocano un aumento immediato delle prestazioni fisiche) sono saliti vertiginosamente: e per fortuna, perché hanno permesso al nostro protagonista di fermarsi!
Poteva succedere l’irreparabile ma tutto è andato per il meglio, nessuno si è fatto male e ognuno prosegue per la sua strada. Luca è in ritardo, cerca di liberare la mente dallo spavento e si immerge a capofitto di nuovo nel traffico, finché arriva nel parcheggio del cliente e lo raggiunge nello showroom. Il cuore di Luca batte ancora forte e si sente ancora un po’ scosso (adrenalina e cortisolo continuano ad essere in circolo nel suo corpo e rendono il suo sistema “attivato” anche se il pericolo reale è scomparso più di un’ora fa).
Bisogna, però, che Luca si concentri: da questo appuntamento dipende la chiusura del contratto! Durante il meeting (mentre adrenalina e cortisolo proseguono la loro attività all’interno del sistema corporeo), Luca parla con il cliente dicendo proprio quello che aveva in mente, ripercorrendo la sua scaletta, ma si rende conto che qualcosa nella loro comunicazione non funziona. Il cliente gli sembra distante, non percepisce la stessa intesa dell’ultimo incontro: “Sarà mica che ha cambiato idea? Che si sta incontrando anche con un concorrente?”
Che cosa sta succedendo? Succede che gli ormoni rilasciati dal sistema neurofisiologico di Luca per farlo reagire al potenziale incidente, sono ancora in circolo e continuano ad agire sul suo stato emotivo. In particolare l’adrenalina gli fa battere il cuore più velocemente e questa reazione fisica può essere interpretata dalla nostra mente come paura o rabbia. Luca, perciò, potrebbe attribuire al comportamento del cliente (e non alle conseguenze dell’evento precedente) il suo stato di allerta, reagendo magari in maniera difensiva, compromettendo quella che può essere la sua comunicazione con l’interlocutore e, da ultimo, il grado di fiducia reciproca.
Se non ci prendiamo lo spazio temporale per ritornare in equilibrio, comunque i nostri pensieri, le nostre emozioni, il nostro corpo continueranno a riportarci all’evento emotivo, riducendo di conseguenza il nostro livello di concentrazione e di fatto le nostre prestazioni.
Come è possibile interrompere la scia di una emozione forte?
Dopo un’emozione intensa, prima di proseguire con altre attività, è meglio adoperarsi per far tornare in fisiologia il sistema, cioè far tornare i livelli di attivazione dei vari centri cerebrali, dei neurotrasmettitori e degli ormoni nella norma. Perché? Perché questo ci consente di non accumulare stress che provoca iperreattività, irritabilità, dolori muscolari e prestazioni più scadenti.
Come possiamo smaltire le neurotossine (come nell’esempio adrenalina e cortisolo) generate da emozioni come rabbia e paura?
Usando il nostro corpo!
Possiamo per esempio:
- camminare o nuotare
- stenderci e raggiungere la rilassatezza corporea dell’abbandono muscolare (avete presente un bimbo di 6 mesi che dorme profondamente?)
- guardare un panorama (profondità del campo visivo), utilizzare la luce naturale
- farci fare un massaggio o automassaggiarci
Quanto tempo ci serve per recuperare uno stato di equilibrio?
Ecco qualche esempio:
- Post emozione intensa e istantanea (il potenziale incidente di Luca) sono necessari almeno 15 minuti di una delle attività descritte sopra (immediatamente dopo l’evento; più tempo passa dall’evento emotivo, di più tempo avrò bisogno in seguito per riportare in fisiologia il sistema)
- Post emozione prolungata: è lunedì mattina e ho appena finito di litigare in modo acceso con il direttore marketing per la definizione del budget annuale: 1 minuto di rilassamento per ogni minuto di litigio (se il conflitto è stato molto intenso anche 3 minuti per ogni minuto di litigio).
- Stress da performance: ho appena terminato il mio speech durante la convention annuale della mia azienda: ogni 3 minuti di speech, 1 minuto di “recupero emotivo” (quindi se ho parlato 30 minuti, mi sono sufficienti 10’ per ritornare in fisiologia).
Come puoi prenderti cura di te se non ti domandi mai come stai?
Solitamente, quando parlo di questo ai miei clienti, alla fine della spiegazione la reazione è “Si vabbè, tutto bello! E chi ce l’ha il tempo per sospendere l’attività lavorativa e fare queste cose?”
Nessuno forse!
A volte, prendersi qualche piccolo tempo per sé, è necessario ed è il modo migliore per mantenere performance elevate e un buono stato di benessere.
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Dott.ssa Marta Trevisan
Fonte “Evoluzione Adattamento Fisiologia, recuperare le nostre abilità di base e sviluppare nuove potenzialità”, Sinibaldi e Achilli