Convivere con l’ansia non è facile, ti senti sempre fuori posto, ti senti sempre inadattə e sbagliatə.
Ti è mai successo di provare ansia da prestazione?
La maggior parte di noi, quando si sente ansiosə vorrebbe non provare affatto quello stato emotivo; quando tutte quelle emozioni ti sembrano fuori controllo e non puoi impedire loro di uscire allo scoperto nel modo e momento più ”sbagliato”.
Non so se questo vale anche per te, ma sentire il battito cardiaco che accelera, la sudorazione che aumenta e lo stomaco chiuso non è proprio quello che intendo per stato di benessere e serenità…quindi, mi sembra del tutto legittimo e ragionevole voler far smettere quanto prima tutto questo.
L’ansia è un “affare” tipico del nostro tempo: un malessere che arriva senza ragioni apparenti ed esprime un dolore che non si riconosce, anche in una vita tranquilla e normale, magari proprio come la tua.
Sentirsi in preda all’ansia, spesso, innesca anche le emozioni della vergogna e dell’imbarazzo ( aggiungiamo disagio a disagio…)
Ti è mai successo di sentirti tesə prima di iniziare un esame all’università o un’interrogazione durante le superiori? Oppure prima di sostenere un colloquio di lavoro? In quei momenti lì, il fatto di sudare più del solito, non favorisce il sentirsi a proprio agio e sereni.
Alzi la mano chi di noi ha pensato almeno una volta, in quei frangenti , “che cosa potrà pensare di me il prof? Sembro quel tipo di persona che non ama fare la doccia…” (la mia è alzata).
Perciò, trovo assolutamente logico e razionale dirsi “ok, smettila di essere così irrequietə, chè è fastidioso e poi gli altri se ne accorgono, in più tutte queste palpitazioni ti stanno distraendo. Pensa a prepararti per l’esame e rilassati”.
Logico e razionale. Ma non funziona!
Non puoi scappare da quello che c’è nella tua testa
Cercare di controllare e reprimere l’ansia che provi prima di un evento importante ha una sua logica, simile a “non voglio più la luce nella mia stanza, allora spengo la luce con l’interruttore”; ma l’esperienza, oltre alla scienza, ci insegna che non è una grande strategia.
Ci sono almeno due motivi per cui la tecnica della repressione dell’ansia da prestazione non funziona:
- Primo: non tutti i tipi di ansia sono nostre nemiche giurate.
- Secondo: l’essere umano è un sistema complesso (non lineare come quello che consente lo spegnere la luce con un interruttore), perciò spesso ha bisogno di percorsi “non lineari” e controintuitivi per arrivare allo stato desiderato.
L’ansia non è solo quella cattiva
L’ansia è l’attivazione psicofisiologica di fronte ad un pericolo diffuso e incerto ; è diversa dalla paura, che è provocata da qualcosa o qualcuno di specifico e ben identificabile.
L’ansia arriva quando pensiamo che possa succedere qualcosa di spiacevole per noi, ma non ne abbiamo pienamente la certezza, nè un’imamgine nitida: una paura anticipatoria.
Facciamo un esempio: provo uno stato di agitazione e di irrequietezza prima di un importante colloquio di lavoro o di una mia presentazione in azienda perché, probabilmente, temo che qualcosa potrebbe andare storto. Potrei, ad esempio, arrivare in ritardo, non sapere cosa dire, dimenticarmi dei dati importanti… con la conseguenza di una brutta figura e la diminuzione della probabilità di essere assuntə o promossə.
Che cosa succede se cerco di allontanare e affievolire l’intensità di quello stato ansioso, così fastidioso?
Le ricerche ci raccontano che non mi organizzerei per mettere la sveglia ad un’ora compatibile per essere puntuale, non studierei tutti i dati da presentare in azienda, non proverei il discorso da fare, non guarderei il sito della società con cui sosterrò il colloquio…ottenendo, infine, proprio la conseguenza che non desidero: ovvero quella di essere impreparata e di fare una figuraccia con chi mi valuterà.
Questo esempio ci racconta che l’ansia non è sempre uguale, ma che varia di intensità; che a seconda del livello di intensità provata, la nostra prestazione può essere più o meno ottimale.
La nostra esperienza quotidiana ce lo conferma: hai mai provato ad essere in una gara sportiva mentre sei rilassatə?
La scienza, da più di un secolo ce l’ha dimostrato con la legge di Yerkes-Dodson. Dunque, esiste un livello di irrequietezza, che può essere nominato “eccitazione”, che consente una nostra prestazione ottimale. Se non c’è quel tipo di attivazione lì, siamo pronti per un bel cocktail sulla spiaggia o per una dormita, non certo per affrontare una prova importante per noi.
Quando sei in questo stato di attivazione prima di un evento significativo, tienitelo stretto!
Ansia: vieni che ti ascolto!
Poniamo il caso, invece, in cui il tuo livello di attivazione psicofisiologico non sia ottimale, ma che, al contrario ti distragga dalla concentrazione necessaria e che, magari, ti impedisca di avere un sonno ristoratore prima del giorno fatidico.
Che fare? Come ho scritto prima, reprimere questo tipo di emozione non porta a dei buoni risultati, ma attraverso l’intelligenza emotiva puoi regolare l’intensità fino ad arrivare ai livelli adeguati per raggiungere lo stato desiderato o, ancor meglio, lo stato di flow.
Ciò che ti propongo è di utilizzare un metodo che, forse, puoi considerare illogico e non lineare, ma che ha solide basi neuroscientifiche.
L’idea è quella di avvicinare a noi l’irrequietezza che stiamo provando, invitandola a “svelarci” qual è il messaggio che ci vuole portare. Perchè come forse sai, ogni emozione esiste perchè vuole che prestiamo attenzione a qualcosa che per noi è rilevante.
L’informazione che ci vuole dare l’eccitazione ansiosa è che potrebbe esserci qualcosa di pericoloso per noi nel futuro (che sia a breve o a lungo termine). Solo se lasci che il tuo stato ansioso ti parli e ti racconti che cos’è che teme, sarai in grado di attivare le tue risorse razionali per regolare un’attivazione eccessiva, che non ti consente di concentrarti e di prepararti adeguatamente.
Per approfondire ti suggerisco questo articolo “Ansia da prestazione: 4 modi per liberarsene”: strategie emotivamente intelligenti che ti possono aiutare a trasformare il tuo sentirti ansiosə da nemico ad alleato.
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Dott.ssa Marta Trevisan