Ecco perché non riesci a decidere…
Forse la situazione di Rita è molto simile alla tua: da almeno tre anni non è più così contenta del suo lavoro come quando l’aveva iniziato; le attività che svolge la annoiano e il rapporto con i colleghi è diventato difficile. Quando parla con le amiche o mentre beve il caffè del lunedì mattina, prima di ricominciare la settimana, si dice che sarebbe giusto per lei cambiare lavoro o, addirittura, azienda. Però va avanti, continua, e nulla si modifica, se non il livello della sua insoddisfazione che varia fra basso e molto basso…
Oppure la tua storia assomiglia a quella di Stefano, che a gennaio ha iniziato a “guardarsi attorno”, ha mandato qualche curriculum attraverso LinkedIn, però ora non lo sta più facendo. Non ha ricevuto risposte o, perlomeno, non quelle che desiderava e questo, naturalmente, lo sta convincendo del fatto che non è più adatto per cambiare, che è troppo in là con l’età o che non possiede le competenze che ora cercano. “Dovrei essere grato per il lavoro che ho, invece che cercare altro”.
Magari, invece, ti senti più vicinə a Elisabetta o Paolo, che dopo un processo di selezione hanno ricevuto un’offerta per cambiare azienda, si sono ritirati e hanno preferito non licenziarsi e rimanere nello stesso posto e nella stessa organizzazione. Ora, però, si sono pentiti della loro scelta.
Perchè cambiare lavoro è così difficile?
Almeno per due motivi:
- Il primo ha a che fare con le caratteristiche del mercato del lavoro e con la situazione economica sociale nazionale e mondiale. Ormai siamo (vero?) tutti consapevoli che non ci troviamo (da un pezzo!) nel boom economico degli anni ‘60 dell’Italia del ‘Novecento. Anche se è altrettanto vero che questo non vale per tutte le zone e per tutti i settori (se dai un’occhiata ai siti delle società di recruiting, dall’inverno del 2021 le richieste di ricerche di personale sono aumentate esponenzialmente; il tema è…che tipo di personale?).
- Il secondo è connesso alla natura della psicologia umana. Gli esseri umani, per loro costituzione, sono adatti al cambiamento(non potrebbe essere altrimenti, pena la loro estinzione!), ma, allo stesso tempo, ricercano la stabilità, la certezza e la prevedibilità.
Come superare questa paura
In questo articolo voglio portare la tua attenzione sugli aspetti psicologici del cambiamento perché (a meno che tu ricopra un ruolo di leadership con effettivo potere per poter influire sulle sorti socio/economiche del mondo – e in questo caso…sentiamoci, avrei due/tre idee da condividere con te :-)) sono quelli su cui puoi effettivamente lavorare per riuscire a spostarti dalla situazione di stallo e di frustrazione in cui ti senti.
Secondo gli psicologi Prochaska e Diclemente il cambiamento si declina lungo 5 stadi:
- Pre-contemplazione: nessuna intenzione di cambiare nel prossimo futuro.
- Contemplazione: si sta valutando la possibilità di cambiare, ma non sono ancora stati agiti comportamenti nuovi.
- Preparazione: maggiore impegno per il cambiamento, intenzione di apportare modifiche nel prossimo futuro e si inizia a fare piccoli cambiamenti.
- Azione: impegno nei nuovi comportamenti, ma solo per un breve periodo di tempo (di solito meno di sei mesi).
- Mantenimento: impegno costante nel nuovo comportamento per un periodo di tempo più lungo.
Hai riconosciuto in quale di queste fasi ti sei bloccatə?
Considera che ognuna di queste ha delle sovrapposizioni con quella precedente e quella successiva, perciò potresti sentirti in dubbio su dove collocarti. Ma, in fin dei conti, non è così importante, in questo caso, essere precisi come un ricercatore scientifico nel suo laboratorio di fronte a provette e bilance di precisione!
Quello che, invece, conta è sapere che stai vivendo un fenomeno molto naturale: quello del ciclo della resistenza!
Opporsi al cambiamento è il meccanismo di protezione che la nostra psiche sta attivando per evitare di trovarci in situazioni che potrebbero essere minacciose. Quando siamo dentro questo ciclo, proviamo emozioni come paura, preoccupazione, apprensione (per quel che potrebbe succedere), ma anche frustrazione e insoddisfazione per il fatto di non riuscire ad uscire dalla situazione attuale che ci rende insoddisfatti.
Quali sono i pensieri e le emozioni che vivi quando pensi di cambiare lavoro o quando ti attivi nella ricerca di una nuova opportunità? Forse potresti riconoscerti in questi “chissà che colleghi trovo, magari saranno antipatici e poco collaborativi”, “ora non mi piace quello che faccio, ma posso gestirmi gli orari in modo flessibile”, “sono scontentə, mi lamento, ma alla fine sono ancora qui…non sono fattə per il cambiamento”, “e se poi scoprono che non sono così bravə come ho scritto sul curriculum?”…
Questi pensieri sono tutti legati all’emozione della paura, la nostra cara amica e alleata che ci salva dai pericoli, che ci fa sentire in allarme, che ci consente di prepararci nell’affrontare le sfide della vita (gli esami, un appuntamento importante e, naturalmente, un nuovo lavoro).
Ma a volte si attiva in modo eccessivo o troppo intenso e non ci consente di vedere che i potenziali cambiamenti che affronteremo non saranno delle vere minacce, ma un cambiamento del nostro equilibrio, che avrà bisogno di trovare un altro tipo di organizzazione.
Siamo tutti tentati di nascondere questa emozione così spiacevole e negativa, che, fra l’altro, ci fa anche sentire frustrati e incapaci a trovare soluzioni che ci possano far stare meglio. Però, in effetti, non è una gran buona idea quella di non tenere in considerazione i messaggi che ci portano i nostri sentimenti: il risultato, alla fine, è sempre in perdita per noi (se vuoi approfondire, puoi rileggere questo articolo “prendi decisioni razionali o emozionali” oppure questo “conosci l’intelligenza emotiva”).
Una soluzione alternativa e più funzionale (anche se, ti avverto, ha bisogno di pratica e di allenamento!) è quella di accettare le emozioni e lavorare sulla loro trasformazione, integrandole con i dati di fatto e la valutazione dei cambiamenti sui sistemi a cui appartieni (famiglia, tempo libero, lavoro…).
Come sarebbe per te se, pensando di cambiare lavoro o azienda, potessi trasformare i tuoi giudizi negativi in curiosità, la tua frustrazione in entusiasmo e la paura in coraggio?
Qui sotto trovi la Change Map che ha progettato Six Seconds per spiegare e guidare i processi di cambiamento in modo sostenibile, attraverso l’utilizzo dell’intelligenza emotiva.
Nei percorsi di Career Coaching con i miei clienti utilizzo questo modello, per sostenerli nei momenti in cui si sentono bloccati in una delle fasi che si attraversano nell’affrontare un cambiamento lavorativo.
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