Quando sono in gruppo non parlo
Avere paura di parlare davanti a un pubblico o un gruppo di lavoro scatena in molti emozioni forti e ansia.
“Non ricorderò più nulla”, “tutti penseranno che sono una frana”, “non riuscirò a parlare”, “suderò, tutti se ne accorgeranno e sarò ridicolə”.
Anche a te è successo di avere uno o più di questi pensieri prima di un’occasione sociale? Di avere paura di parlare in pubblico, prima di una riunione in azienda, un colloquio di lavoro o una serata di “networking” a metà fra il formale e l’informale? Forse ti può essere successo di aver deciso di rinunciare a partecipare a quell’evento perché, alla fine, “è meglio non esserci piuttosto che fare delle figuracce”. Oppure, come spesso succede nella vita di tutti, non hai potuto evitare di essere presente, ma sei rimastə zittə tutto il tempo.
Magari ti è venuta anche in mente la scena del film “Ecce Bombo” in cui Nanni Moretti si chiede “mi si nota di più se vengo o se non vengo?”
C’è una buona notizia
La buona notizia è che non sei solə. La percentuale delle persone che si sentono in forte imbarazzo in un contesto di gruppo o che provano ansia nelle situazioni sociali è piuttosto alta, ne ho parlato anche in questo articolo “parlare-in-pubblico-un-ostacolo-che-si-puo-superare”.
Perché questa può essere una buona notizia per te? Perché, solitamente, chi si sente timido pensa che questa caratteristica sia un grave handicap personale, impossibile da superare, che solo pochi sfortunati individui ne siano afflitti (e tu fai parte di questa élite) e che, proprio per questo, tutti gli altri se ne accorgeranno immediatamente e verrà giudicato male.
Sapere che la timidezza o l’ansia sociale è più frequente fra le persone di quanto si possa immaginare di solito offre sollievo e leggerezza e fa sentire meno “diversi” e difettosi rispetto agli altri che “sono, naturalmente, tutti perfetti”!
Un circolo vizioso che si può interrompere
Partiamo da un dato: ogni essere umano desidera trasmettere agli altri un’impressione favorevole di sé e, come succede in tutti i fenomeni naturali, tale desiderio ha un’intensità variabile tra un individuo e l’altro.
Due fattori scatenanti
La letteratura scientifica ci ha insegnato che chi mostra particolari remore nell’esporsi in gruppo vive con intensità e urgenza il bisogno di piacere agli altri e di ricevere giudizi positivi; allo stesso tempo, però, queste persone sono convinte della loro impossibilità di poter ottenere approvazione da chi è con loro.
Questi due “fatti psicologici” creano un corto circuito, un paradosso, dal quale è impossibile uscire e che può innescare una sensazione emotiva spiacevole come l’ansia (nei casi più intensi anche fobia), reazione che ci può portare ad evitare le situazioni sociali.
In che modo? Evitandole, non andandoci, oppure, presentandoci ma rimanendo zitti per la maggior parte del tempo.
Quando immaginiamo di essere in una situazione di difficoltà (come quella di parlare in pubblico) spesso avviene un’attivazione fisiologica che possiamo governare poco e che ci fa sentire ancor più in imbarazzo: la sudorazione aumenta, forse diventiamo rossi, potrebbero tremarci le mani…a cui si aggiunge la convinzione che gli altri lo noteranno subito e che ci farà sentire ancor più bloccati.
Eccolo il circolo vizioso, fra i nostri pensieri, le emozioni e i comportamenti che ci porteranno a confermare la nostra idea che non saremo in grado di ottenere quell’approvazione di cui abbiamo tanto bisogno! Perché, in fin dei conti, non ce la meritiamo (vista la nostra incapacità di stare in gruppo e parlare senza avere la voce tremolante o le gocce di sudore sulla fronte). E poiché questa idea ci porta a sentire un disagio emotivo, facciamo di tutto per evitarla, compreso il fatto di non partecipare a contesti sociali (situazioni che, magari, potrebbero permetterci di sperimentare esperienze meno catastrofiche di quelle che immaginiamo)…
Ora mi fermo qui, perché davvero possiamo inflilarci in una spirale senza fine che alterna pensieri catastrofici, ansia anticipatoria, pensieri autosvalutativi, comportamenti evitanti, vergogna…e così via fino ad un’implosione cosmica!
Sto esagerando? No!
Ok, va bene, ho esagerato: questo non è proprio il tuo caso. Tu ti definisci timido, non soffri di fobia sociale…è solo che in alcuni casi hai fatto fatica ad esporre le tue idee.
Bene, se ti senti così, può essere interessante per te non interrompere qui la lettura perché, nonostante l’intensità emotiva sia meno forte e non vi sia una “invalidazione” nella tua vita complessiva, la logica del funzionamento che ti ho descritto è, probabilmente, nella sua struttura, molto simile alla tua.
Come imparare a parlare in gruppo
Le persone che vogliono sentirsi meglio quando si trovano in contesti sociali come le riunioni di lavoro, gli assessment di gruppo, gli eventi di networking professionale possono imparare a farlo attraverso una serie di step:
- diventare consapevoli della propria inclinazione ad ipervalutare gli altri e i loro giudizi
- riconoscere e ridurre di intensità le proprie aspettative catastrofiche
- imparare a focalizzare la propria attenzione in modo più sano
- imparare a gestire l’ansia e ad accettare le sue componenti fisiologiche (sudorazione, rossore, tremore…)
- esporsi in modo graduale alle situazioni sociali
L’ultimo step è spesso quello che genera più ansia ed è quello più temuto, proprio per la paura di vivere una situazione in cui, di nuovo, confermeremo la nostra incapacità e ci faremo una gran brutta figura, magari proprio con il capo o con i clienti.
Attraverso un percorso di consulenza psicologica, potrai imparare ad affrontare in sicurezza le situazioni che ti mettono in difficoltà ed esercitarti a provare meno timore.